Precisazioni del Preside in merito al Comunicato inviato il 17 giugno scorso

Colgo l’occasione, con un senso di grande preoccupazione e responsabilità, per esprimermi riguardo ad alcuni aspetti sollevati nel comunicato che sta circolando sui social, nella fattispecie su Instagram (Link) e che mi è stato inoltre inviato via email.

Nell’interesse della verità e nella premura di non esimermi dal manifestare il mio coinvolgimento, considerato il mio ruolo, mi sento in dovere e mi preme personalmente dichiarare quanto segue.

In primo luogo, ritengo che sia opportuno che qualsiasi documento sia firmato dagli estensori, in particolare nel caso in cui il suddetto sollevi questioni di grande portata. Si tratta di una assunzione di responsabilità, in assenza della quale è difficile raggiungere un confronto costruttivo.

Tuttavia intendo avanzare alcune precisazioni.

  • Non risulta in alcun modo che il sottoscritto, in veste di Preside della Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale, abbia mai ostacolato alcun confronto o dibattito pubblico in nessun ambito, in particolare mai nell’ambito riguardante la crisi Israelo-Palestinese. La nostra Università è uno spazio di dialogo, studio e crescita. Incoraggio tutti gli studenti a esprimere le proprie opinioni e a partecipare attivamente ai confronti, sempre nel rispetto delle leggi e delle norme che tutelano il nostro vivere comune.
    Certamente saprete che la mia posizione è sempre stata quella di favorire il dibattito concedendo a tal proposito gli spazi richiesti, riconoscendo le esigenze di tutte le componenti della comunità, purché rispettose delle regole democratiche.
     
  • Come osservato nel comunicato ho preso parte all’assemblea autoconvocata, che è stata esplicitamente da me autorizzata. In quell’occasione mi sono peritato di spiegare dettagliatamente le modalità che consentono la Convocazione di una Assemblea di Facoltà. Il tempo trascorso all’interno della riunione è stato esiguo in quanto gli impegni da onorare erano molteplici, non per mancanza di interesse, né perché io ritenga che “quello non fosse uno spazio democratico che meritasse ascolto e attenzione”.
     
  • Ribadisco che il sottoscritto, in qualità di Preside, non può convocare un’assemblea straordinaria in base a considerazioni che, se non supportate da una richiesta formale, potrebbero essere considerate personali, e quindi arbitrarie.
    Resta fermo che l’utilizzo degli spazi pubblici della Facoltà è subordinato all’autorizzazione del responsabile della struttura, secondo le regole vigenti in Ateneo.
     
  • Per quanto riguarda il materiale divulgativo, ricordo che ne è sempre stata concessa l’esposizione temporanea, previe richiesta preventiva e approvazione da parte del sottoscritto. Unicamente gli striscioni, le bandiere e i poster non autorizzati, nella loro totalità, sono invece stati sistematicamente rimossi, come previsto dai regolamenti che siamo tutti tenuti a rispettare.
     
  • Gli organi ufficiali della Facoltà (Preside, Direttori di Dipartimento, ecc.) si sono esplicitamente espressi in merito alla crisi Israelo-Palestinese auspicando il raggiungimento di una soluzione pacifica del conflitto. Ciò è avvenuto a seguito di dialoghi e confronti, a significare l’interesse e la partecipazione emotiva.
     
  • Ho fortemente tenuto a informarmi sui dettagli relativi all’arresto dello studente Khaled El Qaisi. Il drammatico evento è stato seguito dall’Ateneo e in particolare dalla Rettrice e dalla Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia.
    Immediatamente la Preside e la Rettrice si sono mosse per avere informazioni e hanno seguito il caso in contatto con la Farnesina. La Facoltà di Lettere, sostenuta e incoraggiata dalla Rettrice, ha organizzato due affollate assemblee alla presenza dell'avvocato e della moglie di Kahled. Quest’ultimo, al suo ritorno a Roma, è stato accolto dalla Rettrice, ciò accadeva il 19 dicembre 2023, e si è detto stupito e commosso per l'aiuto ricevuto. Di seguito il link dell’incontro (Link).
     
  • In ultimo devo aggiungere che è dovere dell’intera comunità salvaguardare il patrimonio dell’Ateneo quale luogo condiviso, di crescita e maturazione. Vorrei essere chiaro e inequivocabile: condanno fermamente questi atti di vandalismo. Tali comportamenti sono inaccettabili, non solo perché arrecano danni materiali al nostro patrimonio comune, ma anche perché violano i principi di rispetto e civiltà che devono sempre guidare le nostre azioni. Per quanto riguarda le sedi di pertinenza della Facoltà di Ingegneria, come necessario, tutti i danneggiamenti (comprese le scritte sui muri), sono sistematicamente riparati a spese del budget di Facoltà.

Ritengo tuttavia che sia opportuno distinguere questa ferma condanna dai temi di rilevanza umana, politica e sociale che possono aver ispirato tali azioni. La questione palestinese è complessa e merita una discussione seria, rispettosa e informata, ma ciò non giustifica in alcun modo il danneggiamento delle strutture universitarie.

Resta il fatto che gli atti vandalici ai danni dell’Ateneo hanno senza dubbio prodotto significativi danni economici al patrimonio infrastrutturale, con detrimenti anche irreversibili.

Con fiducia nel vostro senso di responsabilità e nel vostro impegno per una convivenza rispettosa,

Il Preside della Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale,
Sapienza Università di Roma

 

Aggiornato al 21/06/2024 - 12:59

© Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma

opengov Sapienza          Accessibilità