Per l'elezione del Rettore della Sapienza

La Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale per l’elezione del Rettore della Sapienza
In occasione delle elezioni per il rinnovo del Rettore della Sapienza, la Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale propone alla riflessione comune alcune idee portanti nelle quali si riconosce e le scelte strategiche che ne derivano per rispondere alle domande ormai ineludibili di quanti lavorano e studiano nel nostro Ateneo e per rilanciare il ruolo della Sapienza come istituzione culturale a servizio della collettività.
E’ un invito all’incontro, al confronto e alla condivisione rivolto ai docenti, ricercatori, studenti e personale tecnico amministrativo di tutte le Facoltà della Sapienza.
Si tratta di rovesciare l’approccio comune all’elezione del Rettore che in passato ha visto le facoltà presenti perlopiù ognuna con il proprio candidato quasi che, per poter contare nella gestione futura dell’Ateneo, fosse necessario riaffermare la propria identità e il proprio peso elettorale.
E’ il momento di ritrovare invece un’identità condivisa, di immaginare la Sapienza come luogo in cui tutti possano sentirsi ed essere parte attiva, un Ateneo capace di governare la complessità garantendo le diversità e le peculiarità, caratteri di cui è ricco e che lo rendono unico nel panorama nazionale. E’ a partire da un progetto condiviso e partecipato che si può delineare la scelta del candidato più credibile che meglio possa contribuire alla realizzazione di questo disegno.

1. LA SAPIENZA: UNA ISTITUZIONE PUBBLICA DOVE SONO GARANTITI REGOLE E PROCESSI PARTECIPATI
La Sapienza è una istituzione pubblica, garantisce il rispetto dei diritti fondamentali della persona, promuove il confronto delle idee e il dialogo, rifiuta il ricorso alla violenza per la soluzione delle tensioni sociali e sollecita un governo razionale e pacifico dei conflitti, garantisce eguali opportunità. Tali principi, pur enunciati nello statuto, devono trovare rispondenza nella pratica quotidiana della vita dell’università, attraverso processi decisionali partecipati e una revisione dei regolamenti e delle pratiche attualmente in uso.

2. DECENTRAMENTO E AUTONOMIA RESPONSABILE
La complessa articolazione della Sapienza richiede un ripensamento dei processi organizzativi e decisionali, oggi strutturati secondo un unico modello rigido, gestito in modo centralizzato e burocratico che si è dimostrato inadatto a garantire le caratteristiche e le peculiarità delle diverse aree culturali dell’Ateneo, in ordine alla gestione delle risorse, all’organizzazione della didattica, alla programmazione. Competenze e risorse, e non solo oneri burocratici e organizzativi, devono essere trasferite realmente ai dipartimenti ai quali va riconosciuta la centralità e l’autonomia decisionale, e ai quali andrà attribuita di conseguenza la responsabilità delle scelte effettuate. Le strutture di raccordo vanno ripensate come organismi non istituzionali ma funzionali, strutture leggere e flessibili che possano rispondere alle diverse esigenze di coordinamento didattico e di collaborazione scientifica dei dipartimenti che ad esse si riferiscono.

3. POLITICHE DI PROGRAMMAZIONE/PIANIFICAZIONE E VALUTAZIONE
La pianificazione/programmazione dello sviluppo dell’università e dell’uso delle risorse deve ritornare ad essere al centro delle politiche di indirizzo e delle scelte
fondamentali della Sapienza
a cui i dipartimenti, nella loro autonomia, devono rispondere con scelte responsabili sottoposte ad una seria valutazione e un attento controllo.
La valutazione non può quindi ridursi a una serie di adempimenti formali e burocratici o sottostare a rigide logiche esclusivamente numeriche ma diventare strumento per la corretta gestione delle risorse pubbliche e per lo sviluppo di processi virtuosi di miglioramento della qualità dell’organizzazione anche nelle sue dimensioni quantitative.

4. GLI STUDENTI AL CENTRO DELLA DIMENSIONE EDUCATIVA DELLA SAPIENZA
La Sapienza deve riconoscere nella pratica quotidiana la centralità degli studenti e l'attività didattica come una delle sue funzioni primarie. La crescita culturale degli studenti, nelle diverse discipline del sapere e per i diversi livelli dei corsi di studio, costituisce uno dei ruoli sociali fondamentali dell'istituzione universitaria. Gli studi presso la Sapienza devono costituire un’opportunità concreta di inserimento nel mercato del lavoro e favorire l'allargamento del ruolo attivo delle giovani generazioni ai processi di sviluppo sociale. La partecipazione attiva degli studenti in tutte le dimensioni nella vita accademica, in particolare nella valutazione della didattica come strumento per migliorare la qualità degli studi, è riconosciuta come un valore da promuovere con iniziative concrete.

5. I GIOVANI RICERCATORI AL CENTRO DELLA RICERCA DELLA SAPIENZA
La Sapienza nello svolgimento della sua funzione primaria di ricerca scientifica riconosce il ruolo dei giovani ricercatori, a partire dai dottorandi di ricerca. La Sapienza si deve impegnare ad offrire ruoli e opportunità di crescita e di carriera ai giovani ricercatori (borsisti, assegnisti e ricercatori TD) e a destinare loro risorse adeguate, anche con l’acquisizione di nuove risorse finanziarie.

6. LA SAPIENZA: UNA ISTITUZIONE PUBBLICA A SERVIZIO DELLA COLLETTIVITA’
Un ritorno alla centralità della sua natura di istituzione pubblica ed una riorganizzazione nel senso del decentramento e della valorizzazione della varietà e articolazione della sua offerta culturale può consentire alla Sapienza di operare efficacemente nei diversi contesti, locale, nazionale e internazionale.
La Sapienza è inserita in un territorio ricco di potenziali interlocutori (il comparto industriale, gli enti territoriali, gli enti pubblici, le agenzie governative) dove l’Università deve essere motore di sviluppo e di qualificazione e fonte di opportunità per la crescita dei giovani. Deve altresì riacquistare una posizione preminente a livello nazionale dove si confronta con il sistema italiano delle Università e dei Centri di Ricerca. Infine, nel contesto internazionale, la Sapienza deve privilegiare sia il rapporto con gli ambiti di riconosciuto valore scientifico sia quello con le aree geografiche ritenute periferiche. Da queste ultime emerge una forte domanda di formazione e pressanti esigenze di benefici sociali che possono trovare risposte da un forte sviluppo nelle attività di ricerca.

Aggiornato al 23/04/2014 - 13:54

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